Oltre ai magnifici monumenti del periodo romano questa città presenta un’infinità di luoghi risalenti alla Rimini dell’età che va dal Medioevo al Rinascimento, vi porterò alla scoperta di Piazza Cavour e dei Signori del Rinascimento: i Malatesta.
Breve storia di Rimini dal Medioevo al Rinascimento
Superate le invasioni barbariche Rimini, vive un periodo d’oro nel XII secolo diventando un libero comune grazie al diploma firmato da Federico Barbarossa. Il Campus Comunis era il centro politico e sociale della città, luogo di scambio di merci e sede della vita politica e amministrativa che ancora oggi ne conserva in parte le funzioni e coincide con l’attuale Piazza Cavour.
Durante il Medioevo ci furono una serie di screzi con la Chiesa a causa ad esempio dei Patarini che abitavano appena fuori dalle mura della città e dello schieramento con i Ghibellini (che appoggiavano l’Impero) almeno finchè i Malatesta non fecero di Rimini la loro città
Nel 1259 Rimini divenne Signoria grazie ai Signori Malatesta che lasciarono impresse le loro vestigia in tutta la Val Marecchia come ad esempio nei bellissimi borghi di Gradara, Verucchio e San Leo.
Simbolo del loro trascorso a Rimini è Castel Sismondo voluto da Sigismondo Malatesta nel 1437, una reggia nel centro di Rimini, adornata da artisti quali Piero della Francesca e Agostino di Duccio.
Altro simbolo dei Malatesta è sicuramente il Tempio Malatestiano, un’opera incompiuta voluta da Sigismondo come mausoleo per la sua famiglia e affidata al grande Leon Battista Alberti.
Proprio a questo progetto collaborò fisicamente ed economicamente una folta comunità ebraica che si trovò a vivere a Rimini in questo periodo. Il loro aiuto però non fu sufficiente ad impedire l’attuazione della ghettizzazione voluta da Papa Eugenio IV.
Solo nel 1612 i Riminesi distrussero il ghetto riconoscendo eguali diritti agli Ebrei.
Alla scoperta di Piazza Cavour, scrigno che raccoglie i segreti della Rimini medievale

Tra Piazza dei Martiri e il Ponte di Tiberio si svela ai nostri occhi la bellissima Piazza Cavour, la piazza più importante nel Medioevo che conserva ancora testimonianze del passato quali Palazzo dell’Arengo, Palazzo del Podestà, la fontana della Pigna del 1543 ammirata da Leonardo da Vinci, la Vecchia Pescheria e la vicina Chiesa di Sant’Agostino.
Nel 1204 venne costruito il Palazzo dell’Arengo, luogo in cui si riuniva il Consiglio del Popolo Riminese, in stile romanico- gotico sormontato da merlature a “coda di rondine” a ribadire la supremazia politica e con la torre campanaria che fungeva da prigione.
Nel loggiato a piano terra veniva amministrata la giustizia e si narra che vi era un grande sasso in cui i debitori erano costretti a battere il sedere nudo ben tre volte recitando le parole “cedo bonis” (svendo i miei beni), usanza tipica già del mondo romano.
L’edificio è stato profondamente rimaneggiato nel corso dei secoli e dal 1600 al 1800 venne anche utilizzato anche da Carlo Goldoni per i suoi spettacoli teatrali
Nel 1330 venne eretto il Palazzo del Podestà di fianco al Palazzo dell’Arengo che si estendeva sul retro ove si trovava la Cattedrale di Santa Colomba, di cui ora residua unicamente una parte di torre campanaria.
Di grande interesse è la Chiesa di Sant’Agostino, anche se l’attuale decorazione è di epoca barocca che si trova dietro la Vecchia Pescheria, di grande impatto scenografico quanto di semplice funzione, infatti, qui le donne vendevano le poveracce (le vongole).
All’interno della chiesa si trovano molte rappresentazioni della Scuola Pittorica Riminese, fra cui lo Zangolo e Giovanni da Rimini (alcuni di questi si trovano nel Museo della città).
La veloce scomparsa di questi maestri probabilmente a causa della peste diede anche termine alla Scuola Riminese.
Rimini dal Medioevo al Rinascimento: i Malatesta
Dopo i romani, la storia di Rimini è stata segnata da una grande e potente famiglia: i Malatesta.
Costruirono 25 Castelli in tutta la Val Marecchia, alcuni come dimora altri per difesa e si scontrarono spesso con i confinanti Montefeltro.
Capostipite della famiglia fu Malatesta II da Verucchio, meglio noto come “Mastin Vecchio” che divenne potestà di Rimini nel 1239 ricordato da Dante come grande sanguinario.
Famosissimi i figli Giovanni “lo Sciancato” o “Gianciotto” e Paolo “il Bello”, protagonisti insieme a Francesca da Rimini di una della grandi tragedie che si consumò nel Castello di Gradara raccontata da Dante nel Canto V dell’Inferno.
La città di Rimini conobbe il suo massimo splendore con Sigismondo Pandolfo Malatesta, il “lupo di Rimni”, Signore della città dal 1431 a soli 16 anni, grande condottiero e figura controversa viene spesso ricordato come un uomo dotato di grande ferocia.
Al contempo si adoperò molto per dare un’impulso artistico e culturale alla sua città.
Si circondò di artisti e si sposò tre volte: con Ginevra, Polissena, figlia di Francesco Sforza, e con Isotta degli Atti.
L’ostilità con Papa Pio II Piccolomini che si alleò con Federico da Montefeltro, suo acerrimo nemico, gli costò tutti i territori all’infuori di Rimini. Morì nel suo castello di Rimini il 7 ottobre 1468.
Nel 1500 i Malatesta persero anche Rimini, espulsi dal Valentino ovvero Cesare Borgia.
I simboli della Rimini dei Malatesta: Castel Sismondo e il Tempio Malatestiano

Castel Sismondo prende il nome dal suo ideatore Sigismondo Malatesta che ne iniziò la costruzione il 20 marzo 1437 alle 18.48.
Quello che rimane oggi è solo il nucleo centrale del castello che era originariamente difeso da un’altra cinta di mura e da un fossato, l’effetto scenografico è ancora straordinario ma sembra che le torri innalzandosi dal fossato con le loro pareti inclinate erano paragonabili per effetto ottico alle piramidi.
Concepito come palazzo e fortezza al tempo stesso, Sigismondo venne celebrato dagli scrittori di corte come architetto dell’opera ma sappiamo che si avvalse della consulenza di Filippo Brunelleschi che nel 1438 si recò a Rimini per un paio di mesi.
Altra grande opera voluta da Sigismondo Pandolfo Malatesta è il Tempio Malatestiano, rifacimento della precedente chiesa di San Francesco del IX d.C. E’ noto che già dal XIV secolo fu scelto dai Malatesta, come luogo della loro sepoltura,infatti, venne arricchito di altari, cappelle e dipinti.

Nel 1447 iniziarono i lavori che coinvolsero a partire dagli anni successivi anche Leon Battista Alberti che si dedicò esclusivamente alla trasformazione dell’edificio esterno. Invece di distruggere la chiesa precedente creò un involucro in pietra d’Istria intorno ad esso creando una maestosa facciata ispirata alle forme dell’arco trionfale romano.
La costruzione poggia su un alto basamento in pietra che ricorda quello dei templi romani, è incorniciato da cordoni tratti dalla base dell’Arco di Augusto e decorato con un fregio a bassorilievo composto da ghirlande, tipico malatestiano.
Al loro interno troviamo quattro simboli tipici dei Malatesta: l’elefante, la “I” e la “S” intrecciate, la doppia fascia a scacchi e il fiore d’Isotta.
Sul lungo fregio della facciata, un’iscrizione celebra Sigismondo come mecenate e dichiara il carattere votivo dell’edificio. Sui fianchi dei pilastri angolari, invece, è presente un’epigrafe nella quale Sigismondo dichiara di dedicare il tempio a “Dio Immortale e alla città”, dopo essere scampato ai pericoli della guerra italica.
Sui lati dell’edificio si aprono sette arcate suddivise da pilastri: quelle di destra ospitano i sarcofagi della corte malatestiana, le altre a sinistra sono rimaste vuote. La facciata però è rimasta incompiuta pare che l’Alberti avesse pensato ad una cupola al Pantheon.
L’esterno del tempio è essenziale e classicheggiante mentre l’interno, affidato a Matteo de’ Pasti, è in evidente contrasto, è sontuoso e in stile gotico.

Presenta una sola navata con ampie arcate a sesto acuto e con vivaci decorazioni che vi lasceranno senza fiato. Mi ha molto stupita di conseguenza che l’ingresso fosse gratuito.
L’impianto prevede sei decoratissime cappelle laterali tra queste la Cappella dei Pianeti, così detta per le raffigurazioni a bassorilievo dei pianeti e dei segni zodiacali, se fate attenzione sotto il segno del Cancro si può ammirare una veduta di Rimini.
La Cappella degli Antenati ospita L’Arca degli Antenati e dei Discendenti di Agostino di Duccio in cui Sigismondo volle fossero riunite le spoglie dei suoi antenati.
Nella cappella di San Sigismondo, sui pilastri sono state scolpite Le Virtù Teologali e Cardinali, tra le quali manca la Giustizia.
Troviamo anche opere importantissime quali il crocefisso di Giotto, una tela del Vasari e un affresco di Piero della Francesca che rappresenta Sigismondo Malatesta che prega San Sigismondo (le sue spoglie si trovano nel Tempio).
E’ chiaro che tutto questo edificio sia un omaggio e un auto celebrazione del Signore di Rimini e della sua corte, una sorta di guanto di sfida nei confronti del papato con cui era fortemente in contrasto.
Il Tempio e il vicino convento francescano furono duramente colpiti dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Il Convento non fu ricostruito ma l’Ultima Cena di Giovanni Bellini fu trasportato nel museo civico.
Avete mai percorso questo itinerario storico di Rimini? Preferite i monumenti romani o quelli successivi?
Bellissimo il tuo excursus storico. Come hai ricordato, il nome dei Malatesta è legato a Dante, ma la storia della città è ben più complessa. Rimini, infatti, oggigiorno è conosciuta soprattutto per i divertimenti e lo sballo; con ciò probabilmente sminuendo il suo bel centro storico. Un saluto
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Infatti!! Presto scriverò anche della Rimini romana che è più il mio campo! 😉 Peccato veramente che viene esaltato solo il lato “movida” 😒… un saluto a te!!
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