Guida di Viterbo: la città dei Papi nel cuore della Tuscia

Città dei Papi è l’appellativo con cui è principalmente nota Viterbo, dovuto al periodo in cui fu la sede pontificia al posto di Roma.

Proprio a Viterbo nacque la parola “conclave”, derivante dal latino cum clave: a causa delle divergenze tra i cardinali chiamati a eleggere il successore di Clemente IV, il popolo viterbese, esasperato, segregò il collegio all’interno del palazzo (clausi cum clave) finché non fosse trovato un accordo, arrivando a scoperchiare il tetto e a razionare i rifornimenti per i cardinali.

Alla fine fu eletto Gregorio X e furono disposte alcune norme tuttora esistenti.

Il fascino delle strette viuzze e delle case in pietra vi conquisterà già dal primo passo.

Il cuore della città di Viterbo è ancora oggi costituito da un borgo medievale perfettamente conservato, che vi farà fare un tuffo nel passato.


Cosa vedere a Viterbo

Valle Faul

Valle Faul è il polmone verde di Viterbo e si trova in una piccola ‘vallata’ ai piedi del colle del Duomo (sul quale si trova anche il palazzo dei Papi).

Non si tratta altro che di un parco cittadino che regala un po’ di verde, il quale si arrampica su tutto il crinale del colle attraverso i suoi alberi.

All’interno della Valle Faul, dopo aver attraverso la porta Faul, si può accedere a un’area di parcheggio libero, che attraverso un veloce ascensore congiunge all’area di parcheggio del Sacrario, adiacente all’ufficio turistico.

Chiesa di San Silvestro

Piazza del Gesù di Viterbo - Fontana e Chiesa di San Silvestro

La chiesa di San Silvestro è oggi conosciuta con il nome di chiesa del Gesù e venne edificata nell’XI secolo, è anche ricordata da Dante nella Divina Commedia, per via dell’uccisione di Enrico di Cornovaglia da parte di Guido di Monfort, fatto avvenuto qui nel 1271.

Si trova in Piazza del Gesù caratterizzata dalla presenza di una fontana e dalla torre di Borgognone, sotto la quale erano usuali incontrarsi i priori della città. 

Palazzo dei Papi

Il Palazzo dei Papi è uno dei monumenti più significativi e conosciuti della città di Viterbo. L’aspetto attuale è dovuto all’ampliamento del palazzo della Curia vescovile cittadina durante il papato di Alessandro IV (1254 – 1261).

La causa fu l’ostilità del popolo e della borghesia romana che spinse al papa trasferire la sede della Curia pontificia a Viterbo nel 1257.

L’ampliamento fu disposto e curato dal Capitano del Popolo Raniero Gatti. A lui si deve anche la realizzazione della cosiddetta “Sala del Conclave” il cui nome è legato al più lungo conclave della storia, che iniziò nel 1268 e terminò nel 1271.

Di grande eleganza e di elevata suggestione architettonica è la “Loggia dei Papi“, costruita nel 1267 per volontà del Capitano del Popolo Andrea Gatti, durante il pontificato dello stesso papa Clemente IV. Questa loggia è chiamata anche “delle benedizioni” perché i papi si affacciavano da qui per benedire il popolo.

Cattedrale di San Lorenzo

Al fianco del palazzo dei Papi si trova l’imponente Cattedrale di San Lorenzo, il duomo di Viterbo.

In stile romanico, risale al XII secolo, eccezion fatta per la facciata c si presenta in stile rinascimentale. Della struttura originale, esternamente, rimane visibile il campanile che, nella parte più alta, vede alternarsi righe in travertino bianco e azzurro basalto. Il punto della città in cui si trova la Cattedrale di San Lorenzo è da tempo immemore occupato da luoghi di culto: inizialmente un tempio pagano votato al culto di Ercole.

L’importanza del duomo di Viterbo crebbe sensibilmente non appena la sede papale venne spostata in questa città. All’interno della chiesa si trovano sepolti due Papi: Alessandro IV e Giovanni XXI.

A fianco del duomo e del palazzo dei Papi si trova il museo Colle del Duomo con reperti etruschi, medievali e di arte sacra.

Chiesa di Santa Maria Nuova

La chiesa di Santa Maria Nuova, infatti, agli inizi dell’XI secolo venne donata a un gruppo di ecclesiastici col fine di crearne un ospizio per i pellegrini diretti a Roma. La storia della chiesa si è spesso intrecciata con la politica della città di Viterbo, tanto che al suo interno hanno trovato sede lo statuto cittadino del XIII secolo e le casse comunali.

Il successo della chiesa di Santa Maria Nuova continuò a salire fino al XVI secolo, arrivando a custodire al suo interno anche gli archivi cittadini. Nel secolo successivo, però, la chiesa venne declassata da papa Pio V, che di fatto la aggregò alla cattedrale.

Gli interni sono divisi in tre navate separate da dodici colonne e quattro semicolonne, ma la cosa più particolare è il soffitto della chiesa rivestito da piastrelle in terracotta dipinte a tempera.

Quartiere di San Pellegrino

Piazza San Pellegrino è il cuore del quartiere medievale. Infatti quest’area della città è conosciuta anche come quartiere di San Pellegrino, dall’omonima chiesa che si affaccia su di questa piazza.

Piazza San Pellegrino riunisce in se un po’ tutti gli elementi che caratterizzano il quartiere: archi, porticati, scale esterne, case ponte e chiese. Diciamo che in un piccolo spazio descrive in maniera piuttosto completa l’intera area.

Su di questa piazza si trovano anche due importanti edifici: palazzo degli Alessandri e la chiesa di San Pellegrino.

Palazzo degli Alessandri

Palazzo degli Alessandri venne costruito agli inizi del XIII secolo ed è una struttura a tre piani in cui è possibile vedere un particolare profferlo: anziché svilupparsi all’esterno dell’edificio, in questo caso è stato costruito all’interno delle mura perimetrali, decorando il parapetto con una fantasia a stella di diamante.

La chiesa di San Pellegrino, invece, ha origini più antiche: sembra infatti che sia databile nella prima metà dell’undicesimo secolo, nonostante sia stata ricostruita alla fine del XIX secolo. Purtroppo anche la chiesa di San Pellegrino fu bombardata durante la seconda guerra mondiale, come successo al duomo poco distante.

La ristrutturazione del XIX secolo ha coperto la facciata originale, con l’erezione di quella attuale in stile neogotico. Nonostante i bombardamenti sono stati fortunatamente salvati alcuni affreschi eseguiti tra il XV e il XVIII secolo, ancora oggi visibili all’interno dell’unica navata che caratterizza la chiesa di San Pellegrino

Pianoscarano e fontana del Piano

Pianoscarano, un tempo diviso da San Pellegrino dal fiume e dal Ponte del Paradosso. Il corso, ormai interrato, è stato sostituito dagli splendidi giardini.

La fontana di Pianoscarano, detta del Piano, sorge al posto di quella distrutta nel 1367 per ordine di papa Urbano V di rientro da Avignone. Un giorno, uno dei servi del cardinale francese Carcassona, decise di lavare il suo cane nell’acqua della fontana. Una donna viterbese e dei servi francesi si misero ad insultarla, perché stava usando l’acqua potabile del quartiere, così gli abitanti di Pianoscarano accorsero in sua difesa: ne seguì una rissa e la donna venne uccisa. Si scatenò una lotta furriosa fra i Viterbesi da una parte e i servi e gendarmi della corte papale dall’altra. La popolazione inferocita assalì le abitazioni dei cardinali devastandole e offendendo i porporati. In soccorso del pontefice accorsero rinforzi da numerosi paesi limitrofi; Viterbo fu costretta a chiedere la pace. La punizione papale fu l’impiccagione di 10 ribelli, la prigione per cinquanta viterbesi, le case dei capi della rivolta distrutte, demolite le torri cittadine fino all’altezza dei tetti e rasa al suolo la fontana all’origine del fatto. L’attuale fontana fu ricostruita sul luogo dell’antica nel 1376. Questa fontana sorge al centro del quartiere ed è da sempre centro di aggregazione dei residenti di Pianoscarano. Durante la vendemmia dell’uva i vinai lavavano le loro botti nella fontana, accalcandosi nella piazza. Ad un certo punto il Comune per arginare liti fu costretto a decidere che il turno per usare l’acqua venisse assegnato in base ai tempi impiegati per rotolare la propria botte sulla salita che collega la piaggia alla fontana. Ancor oggi questa usanza viene tramandata nel Palio delle Botti che si tiene alla fine di settembre all’interno della manifestazione Festa dell’Uva. Il Palio si articola in due categorie: quella a spinta e quella a spalla. Nelle prima la botte viene fatta rotolare lungo la salita del percorso, nella seconda il concorrente trasporta a spalla la botte. Nell’ultimo giorno della manifestazione, dalle cannelle della fontana, al posto dell’acqua sgorga vino.

Piazza Fontana Grande

Piazza Fontana Grande - Viterbo

Nel cuore del centro storico, sempre dentro al quartiere medievale, si trova anche la Fontana Grande, che dà il nome a piazza Fontana Grande. Il motivo è presto spiegato: in mezzo alla piazza, proprio a lato della strada, si trova una grande fontana dalla pianta a croce greca.

Questa è la fontana più antica di tutta Viterbo e si trova qui dagli inizi del XIII secolo, quando il comune decise di finanziarne la costruzione.

La struttura è rialzata rispetto alla piazza e la si può raggiungere attraverso la breve scalinata che conduce fino alla vasca, al centro della quale si innalza una colonna dotata di due vasche sovrapposte e chiusa da un capitello.

Già dallo stesso secolo la piazza fu chiamata anche fontana del Sepale, per via delle antiche colonne che cingevano la struttura come fosse una siepe.

Tutt’oggi l’acqua che alimenta la Fontana Grande proviene da un antico acquedotto romano risalente al IX secolo che preleva l’acqua da una località a monte dell’ex penitenziario di Santa Maria in Gradi.

Piazza del Plebiscito e Palazzo dei Priori^

Piazza del Plebiscito e Palazzo dei Priori di Viterbo

In pochissimi passi arriviamo in piazza del Plebiscito, una delle piazze principali di Viterbo. Non rimaniamo particolarmente colpiti da questa piazza, vuoi per le sue dimensioni dispersive, vuoi per il fatto che sia aperta al traffico.

Su di questa piazza si affacciano alcuni palazzi storici, tra cui quello del comune noto come Palazzo dei Priori e quello della prefettura. Per questo motivo la piazza è conosciuta anche come Piazza del Comune.

Fino al XIII secolo, qui era presente solo una chiesa con annesso il cimitero. Fu solo nel 1264 che presero il via i lavori per la costruzione del palazzo del Podestà, attualmente all’opposto del palazzo dei Priori, costruito due secoli dopo.

Palazzo del Podestà e Torre dell'Orologio

Il palazzo del Podestà è ancora oggi riconoscibile grazie alla torre dell’orologio, mentre è possibile visitare l’interno del palazzo dei Priori. Dalla piazza si accede al cortile interno, dove una fontana ha come sfondo i giardini della Valle di Faul. L’ingresso agli interni del palazzo è invece su di una via secondaria, a pochissimi passi da piazza del Plebiscito.

Gli interni del palazzo dei Priori ospitano tutt’ora le istituzioni cittadine, ma in orari precisi (e abbastanza ampi), sono aperti alle visite dei turisti. Le sale interne sono infatti riccamente decorate con affreschi e dipinti fatti per lo più nel XVI secolo. Le sale sono state completamente affrescate, dalle pareti fino ai soffitti. La sala più importante è con ogni probabilità la Sala Regia, dove prendono vita personaggi storici legati alla storia cittadina e alla mitologia. Sul soffitto invece sono riproposti i trentatré castelli sotto al dominio di Viterbo nello stesso periodo.

Sullo stesso corridoio si trovano anche altri importanti sale:

  • la sala della Madonna, decorata con episodi che ricordano gli avvenimenti del vicino santuario della Madonna della Quercia;
  • la sala del Consiglio, riconoscibile dai numerosi scranni in legno e ancora oggi utilizzato per il consiglio comunale. Il soffitto a cassettoni chiude le pareti che mischiano la storia cittadina e la mitologia;
  • la sala Aurora, così chiamata per l’affresco che si trova al centro del soffitto;
  • la sala dei Paesaggi, che nasconde gli antichi affreschi a causa di una ristrutturazione del XVIII secolo. Oggi si possono vedere scene di guerra, scene di caccia e paesaggi naturali

Piazza delle Erbe

Fontana delle Erbe in Piazza delle Erbe a Viterbo

Piazza delle Erbe, anticamente conosciuta come piazza Vittorio Emanuele, deve il suo attuale nome ai mercati di frutta e verdura che venivano allestiti in questo spazio.

Si tratta di una piccola e bella piazza, circondata da edifici un po’ trasandati. Al centro di piazza delle Erbe si trova la fontana delle Erbe, anche conosciuta come fontana di Santo Stefano. Questa fontana risale al XVII secolo e, sulla sommità, riporta uno dei simboli cittadini presenti anche nello stemma: il leone. Una volta, intorno alla fontana, si trovava una cinta che serviva ad impedire ai cavalli di avvicinarsi per abbeverarsi.

Santuario di Santa Rosa

Santuario di Santa Rosa - Facciata

Santuario di Santa Rosa, al termine della via, dedicato al patrono della città. Questa chiesa è stata costruita nel 1850 sulle basi di una precedente struttura risalente a due secoli prima. Questo non era però il più antico edificio religioso qui presente, il primo infatti risale al XIII secolo ed era conosciuto con il nome di Santa Maria. Nel 1258, però, papa Alessandro IV decise di traslare qui il corpo di Santa Rosa, che ancora oggi dimora all’interno di una teca in questa stessa chiesa. Contestualmente venne cambiato il nome della chiesa.

L’attuale stile neoclassico risale all’ultimo rifacimento e solo nel 1913 venne aggiunta anche la cupola rivestita in piombo che si può vedere solo da certe angolazioni della piazza o dall’interno.

Molti turisti arrivano qui per vedere il corpo di Santa Rosa, conservato dentro a una teca bronzea del 1699. Il corpo della Santa è estremamente minuto, ma ottimamente conservato e avvolto in una veste di seta che viene periodicamente cambiata dalle suore del convento. Al fianco del corpo un reliquiario contiene il cuore della santa e altri oggetti.

Dentro alla chiesa di Santa Rosa è presente anche la tomba di Mario Fani, il fondatore della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, morto nel 1869.

Alla destra del santuario si trova il convento delle Clarisse che è direttamente comunicante con la struttura. Infatti sulla parte destra della piazza c’è l’accesso a un corridoio, dove dopo un piccolo shop si può accedere alla chiesa di Santa Rosa dopo essersi lasciati sulla destra una lunga scalinata che conduce fino agli interni del convento.


Dove Mangiare a Viterbo

Gran Caffè Schenardi

Il duce Benito Mussolini il 27 Maggio 1938, che prese un cappuccino al terzo tavolo di destra, qui un camerata gli gridò, «Duce! Vi vogliamo a Viterbo!».

E il duce, «Mi pare di esserci!».

Curioso un fatto accaduto quel giorno, che è confermato sul giornale La Voce del Lavoratore, del 17 Marzo 1946, in un articolo, ove viene stilato un «elenco dei firmatari della lista» dell’Uomo Qualunque: «Magoni Antonio, fascista che leccò la tazza dove prese il caffè Mussolini».

La Taverna degli etruschi

Piatti tipici.

Vini.


Le piscine termali di Viterbo

Terme Libere in Lazio - Le Piscine Carletti di Viterbo

In realtà esistono diversi bagni termali intorno alla città di Viterbo:

  • le piscine Carletti, a circa 2 chilometri dal centro storico, che offrono acqua ricca di minerali e oligoelementi. La temperatura con la quale l’acqua sgorga varia dai trenta ai sessanta gradi centigradi e si trovano immerse in un grande prato totalmente aperto, al quale è possibile accedere anche di notte per una serata termale sotto le stelle;
  • le terme del Bullicame distano 2 chilometri e mezzo dal centro storico e sono immerse nella campagna viterbese. A differenza delle piscine Carletti, che sono una serie di piccole vasche collegate tra loro, questa è composta da due vasche molto più grandi. Una è a diretto contatto con la sorgente dalla quale l’acqua sgorga a 58° C, mentre l’altra ha una temperatura più bassa. Questa differenza tra le due vasche permette anche di fare un percorso “calidarium”. Le terme di Bullicame sono conosciute fin dall’antichità tanto da essere nominate anche da Dante nel XIV canto dell’Inferno. È possibile accedere gratuitamente a queste terme, ma l’orario di apertura è limitato durante la giornata e prevede la chiusura alle 17.00 nelle giornate invernali e alle 18.00 in quelle estive;
  • le terme del Bagnaccio sono quelle più organizzate, tanto da avere delle vasche con piastrelle intorno. Nonostante siano libere, vengono gestite da un’associazione che ne garantisce la sicurezza e per questo, a differenza delle altre, è necessario pagare un biglietto di ingresso di € 6. Estremamente in voga anche durante il periodo dell’impero Romano per via delle proprietà delle sue acque, venivano chiamate Acquae Passeris.
    Le terme del Bagnaccio sono composte da sei vasche con diversi getti di acqua solfurea che esce ad una temperatura di 63°C e sono circondate da un grande parco verde, parte del quale è stato coltivato con specialità tipiche di questa zona della Tuscia.

Ovviamente per vederle tutte bisognerebbe avere almeno un weekend a disposizione, quindi se si vuole unire qualche ora di relax alla visita della città di Viterbo è necessario scegliere solo uno di questi bagni termali.


Le fontane di Viterbo

Tour inedito quello che porta a scoprire un altro volto della bellissima città laziale: si tratta di una passeggiata tra le fontane che, nel corso dei secoli, sono arrivate sino a giorni nostri. Viterbo, una volta, era infatti conosciuta come la Città dalle Cento Torri e dalle Cento Fontane.

Una delle più antiche fontane cittadine, nella tipica forma a fuso, è quella di Piazza della Morte: si tratta della Fontana di San Tommaso, databile intorno alla metà del XIII secolo, conosciuta anche come Fontana della Morte perché apparteneva alla Chiesa di San Tommaso dove aveva sede la compagnia della Buona Morte che assisteva i moribondi e provvedeva alla loro sepoltura.

In Piazza Dante Alighieri la Fontana di San Giovanni in Zoccoli, anch’essa con il nome che deriva dalla chiesa che le sorge a fianco, si presenta a fuso in vasca circolare con quattro bocchettoni dove si ammirano le facce di leone.

Tipica forma a fuso anche per la Fontana di San Faustino, di fronte all’omonima chiesa nell’omonima piazza: la vasca circolare risulta rialzata di 5 gradini rispetto alla strada ed anche qui quattro lunghi bocchettoni escono dalle teste di leone che alimentano la fontana. In corrispondenza delle cannella, sul fondo della vasca, quattro blocchi di peperino permettono di appoggiare i recipienti per raccogliere l’acqua.

In Piazza della Crocetta, di fronte alla Chiesa di Santa Maria in Poggio, la fontana è sormontata da una scultura che rappresenta un miracolo di Santa Rosa: tradizione vuole che la santa venisse qui ad attingere acqua e che un giorno raccolse i cocci di una brocca che si era rotta ad una compagna e li ricompose miracolosamente.

La fontana di Pianoscarano, detta del Piano, sorge al posto di quella distrutta nel 1367 per ordine di papa Urbano V di rientro da Avignone. Un giorno, uno dei servi del cardinale francese Carcassona, decise di lavare il suo cane nell’acqua della fontana. Una donna viterbese e dei servi francesi si misero ad insultarla, perché stava usando l’acqua potabile del quartiere, così gli abitanti di Pianoscarano accorsero in sua difesa: ne seguì una rissa e la donna venne uccisa. Si scatenò una lotta furriosa fra i Viterbesi da una parte e i servi e gendarmi della corte papale dall’altra. La popolazione inferocita assalì le abitazioni dei cardinali devastandole e offendendo i porporati. In soccorso del pontefice accorsero rinforzi da numerosi paesi limitrofi; Viterbo fu costretta a chiedere la pace. La punizione papale fu l’impiccagione di 10 ribelli, la prigione per cinquanta viterbesi, le case dei capi della rivolta distrutte, demolite le torri cittadine fino all’altezza dei tetti e rasa al suolo la fontana all’origine del fatto. L’attuale fontana fu ricostruita sul luogo dell’antica nel 1376. Questa fontana sorge al centro del quartiere ed è da sempre centro di aggregazione dei residenti di Pianoscarano. Durante la vendemmia dell’uva i vinai lavavano le loro botti nella fontana, accalcandosi nella piazza. Ad un certo punto il Comune per arginare liti fu costretto a decidere che il turno per usare l’acqua venisse assegnato in base ai tempi impiegati per rotolare la propria botte sulla salita che collega la piaggia alla fontana. Ancor oggi questa usanza viene tramandata nel Palio delle Botti che si tiene alla fine di settembre all’interno della manifestazione Festa dell’Uva. Il Palio si articola in due categorie: quella a spinta e quella a spalla. Nelle prima la botte viene fatta rotolare lungo la salita del percorso, nella seconda il concorrente trasporta a spalla la botte. Nell’ultimo giorno della manifestazione, dalle cannelle della fontana, al posto dell’acqua sgorga vino

Per molti  la più bella fontana di Viterbo è quella in Piazza Grande. E’ costruita su una vasca a forma di croce greca da cui si innalza una colonna ornata da quattro pilastrini ottagonali che emergono terminando in forma piramidale: ognuno tiene un braccio pentagonale trasversale che esce dalla bocca di quattro teste di leone scolpite nel fusto centrale, con cinque fuoriuscite d’acqua.

La Fontana della Rocca è tra i monumenti più conosciuti della città: la sua costruzione risale al Medioevo, ma fu rimaneggiata nel Quattrocento e sostituita nel Cinquecento da una nuova costruzione disegnata dal Vignola. La struttura ottagonale dell’opera è arricchita da una gradinata che conduce a una vasca, anch’essa ottagonale, sormontata da due vasche concentriche; sulla sommità della fonte è collocato il giglio dei Farnese.


Allora, sei pronto a visitare questa bellissima città?

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